Un edificio "manifesto" volto a promuovere presso il grande pubblico alcuni dei principali valori del costruito torinese: la chiusura dell'isolato ottocentesco con il rispetto degli allineamenti, tema caro alla rigorosa urbanistica dell'epoca e, per contrasto, l'eccezionalità di un segno di memoria barocca qui individuato nell'alto muro curvato di mattoni rossi.
Il muro è la spina centrale dell'impianto da cui dipartono, verso il corso alberato una lunga galleria vetrata con l'intento di mediare tra artefatto e natura e, verso la città, l'austero blocco che contiene la pista, le tribune e gli spazi accessori.
I fronti corti che ospitano gli ingressi del pubblico e degli sportivi sono rigorosi nella partitura del rivestimento in fibrocemento ma si animano con cassoni luminosi dotati di supergrafiche "solarizzate" dedicate ai diversi sport su ghiaccio.
All'interno. non un palazzo del ghiaccio. ma piuttosto un "teatro del ghiaccio" dove due grandi boccascena bianchi fanno da quinta allo specchio delle porte da hockley.
Supportate dai grandi portali contrapposti in ca, due ampie sale destinate rispettivamente a ristorante e palestra godono di un affacio vetrato significativo, per ampiezza e scenografia, sulla pista sottostante.
La copertura, un grande cassettone in legno lamellare, lascia intravvedere, dietro un filtro visivo un grigliato metallico, la complessità degli impianti tecnologici.
Corso Tazzoli, Torino, 2006
Lo stadio fa parte degli impianti sportivi realizzati in occaione dei Giochi Olimpici Invernali 2006
con C. Lucchin, C. Roluti, R. d'Ambrogio, Studio Lee
Committenza: Agenzia Torino 2006
Stadio del Ghiaccio Torino XX Olimpiadi invernali
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